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Ancora un volta il motore di ricerca Snap è finito sotto i riflettori della comunità online e dei commentatori finanziari. In questo caso per evidenziare che, udite udite, ha superato i due milioni di ricerche, fa 50.000 visite al giorno e fattura ben 50 (yes, cinquanta) dollari al giorno.

Sono sicuro che tutta questa attenzione è dovuta principalmente al fatto che il progetto Snap è stato (re)inventato da Bill Gross di Idealab, ossia colui che in pratica lanciò GoTo, poi trasformatasi in Overture, avviando di fatto il settore del keyword advertising.

Si tratta di un’iniziativa che va guardato con interesse, anche se i numeri attuali fanno un po’ tenerezza; praticamente sono quelli che  facevamo anche noi fino a qualche tempo fa su motoridiricerca.it.

Quello che incuriosisce è la trasparenza con la quale si propone Snap (anche attraverso un apposito weblog), palesando nell’area Statistiche del sito non solo i dati analitici su visitatori, ricerche e click, ma anche il valore economico generato dall’intero sito. In pratica, un motore di ricerca che mette a nudo come viene utilizzato e quanti ricavi genera in tempo reale.

Sarà questa una nuova frontiera delle aziende di servizi online? In effetti, oltre alla legittima curiosità, l’esporsi in questo modo suscita non poche perplessità. Comunque Bill Gross era stato già preso per matto alcuni anni fa quando nessuno scommetteva che le aziende avrebbero pagato per stare in testa ai risultati di ricerca, e poi sappiamo come è andata.

Al di là di questa facciata trasparente che si è voluta dare Snap, ciò che invece vedo più interessante è la gamma di modelli di prezzo disponibili per gli inserzionisti. Non solo il classico pay per click, ma una serie di opportunità di pricing legato ai risultati in termini di generazione di lead fino alle commissioni sul venduto.

In ogni caso, interessante o simpatico che sia, Snap è un progetto che come tutte le idee nate nel concitato mondo del search, riuscirà a svilupparsi solo se consoliderà l’unico valore che ha senso considerare, ossia gli utenti.